Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Trento, 27 marzo 2007 Anche se attesa, dopo oltre sette anni di coma, la morte di Nino Andreatta mi colpisce profondamente, perché ha rappresentato una figura di grande valore non solo economico, ma anche politico e culturale tanto nella realtà trentina quanto in quella nazionale. L'avevo conosciuto per la prima volta nel 1964, essendo per un anno suo studente (e Romano Prodi era il suo assistente) di Economia II (politica economica) agli inizi della facoltà di Sociologia a Trento. Con lui, oltre che con Marcello Boldrini e Norberto Bobbio, in rappresentanza del movimento studentesco trentino avevo condotto le trattative per la conclusione della lunghissima occupazione di Sociologia nell'inverno-primavera del 1968, dando vita alla nuova direzione di Alberoni e all'esperienza dell' “Università critica”. Vent'anni dopo, ci eravamo ritrovati insieme al Senato, di cui facevano parte anche Bruno Kessler e Norberto Bobbio. E a metà degli anni '90 le nostre strade si erano nuovamente incontrate nella comune esperienza dell'Ulivo e del primo Governo di Romano Prodi, alla Camera. Poche decine di minuti prima del suo malore, la sera del 15 dicembre 1999, avevamo a lungo parlato, finita l'esperienza del Governo Prodi, di quale potesse essere la prospettiva dell'Ulivo e del centro-sinistra e con quale altra candidatura, che lui stesso stava sondando con colloqui personali. Era in corso, in una seduta serale, l'esame della Finanziaria e, rientrati entrambi in Aula, dopo pochi minuti, dal tavolo della Presidenza, l'avevo visto improvvisamente accasciarsi sul suo banco, senza più riprendersi. Mille volte in questi lunghi anni avevo pensato a lui e ricordato, con amici e colleghi, il ruolo fondamentale che aveva avuto nella costruzione dell'esperienza dell'Ulivo, sentendo sempre più la sua mancanza negli anni più recenti. A Trento, oltre che per il suo ruolo nella Facoltà di Sociologia, sarà ricordato anche per lo stretto rapporto di collaborazione con Bruno Kessler nella elaborazione del primo Piano urbanistico provinciale. Senza enfasi e senza retorica (a cui era personalmente alieno) la sua morte lascia un segno profondo sia nella vita trentina che in quella nazionale e sarà ricordato insieme a Aldo Moro (di cui fu stretto collaboratore) e a Bruno Kessler come una figura di eminente valore. Marco Boato
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MARCO BOATO |
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